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3 interrogativi per 1 punto di PIL ( in meno )

PREMESSO
– che la scuola italiana ha gravi problemi organizzativo-gestionali che si ripercuotono, molto spesso, sui contenuti e risultati.
– che gli studenti italiani, soprattutto a causa di genitori e scuola, si trascinano moltissimi difetti e l’incapacità di conoscere ed affrontare il mondo del lavoro.
– che all’estero, dove vale soprattutto la serietà e la responsabilità di chi è chiamato a svolgere ruoli formativi (Scuola e Azienda), le aziende hanno un atteggiamento considerevolmente diverso da quelle italiane nei confronti della scuola ed è, con molta probabilità, più questo approccio che aiuta il pachiderma formativo

[la scuola] a rapportarsi a sua volta, con questo mondo esterno, reale, produttivo, che non le varie e ripetute ‘riforme’.

Sono gli atteggiamenti e la serietà con cui azienda e scuola svolgono il proprio ruolo che consentono di perseguire assieme l’obiettivo posto.
Senza dimenticare tutto ciò, non è possibile evitare di fare alcune semplici riflessioni, sulla materia di prima pagina dei principali quotidiani del 15 settembre :
1. Se i ‘cervelli in fuga’ costano 1 punto di PIL, probabilmente il ‘mancato
reddito prodotto’, sempre dagli stessi soggetti, dovrebbe essere valutabile da 1 a 10 ulteriori punti di PIL.
Perché?
Semplice, quale imprenditore fa un investimento di 10 per ricavarne 10?
Magari da un investimento di 10 ci si aspetta un rendimento di 100….
Quindi, a fronte di un costo già contabilizzato di 1 non credo si sbagli troppo dicendo che sia stimabile un (mancato) rendimento di almeno 5 punti.
Quindi il totale delle minori risorse (disponibili/generate) diventa : 1 + 5 (punti di PIL) = 6
[evitiamo il valore assoluto in euro, per evitare anomali innalzamenti della pressione arteriosa di molti dei nostri lettori.]
Se già con ‘pochi laureati’ esportiamo, o meglio ci facciamo sottrarre, risorse pari al valore sopra calcolato, non è che spendendo ancora di più per aumentare il numero dei laureati

(anche se con il metodo ‘scuola italiana’: alzare voti abbassare obiettivi) ce ne faremmo sottrarre ancora di più?

3. Mismatch : sarà anche vero che la scuola non produce ciò che serve
alle imprese italiane, ma allora, o chi espatria non ci costa nulla e va a fare il manovale all’estero, oppure se ci costa e va all’estero a produrre e guadagnare per se, ma anche, e soprattutto, per la nazione che li ospita, questo vorrebbe dire che qualcuno nel mondo quel ‘prodotto’ lo sa utilizzare ed anche bene…
Inoltre non risulta che tutta questa grande carenza di altissime professionalità richieste dal sistema industriale nostrano e NON prodotte dalla scuola, attraggano tali carenti competenze e professionalità dall’estero!
Cioè non sembra esista una benché minima capacità di attrazione di professionalità straniera da parte del sistema produttivo italiano, una ragione ci sarà ?
Conseguentemente dovrebbe venir spontaneo cominciare ad analizzare il ‘lato domanda’ (le splendide imprese italiane !) invece che il solito ‘lato offerta’ (la scuola[1]), o no?

Infatti se le aziende fossero veramente ‘smart’, (e ce ne sono, ce ne sono tante che tuttavia restano un’esigua minoranza rispetto al totale del sistema) forse la ‘fuga dei cervelli’ sarebbe più contenuta. Ma soprattutto sarebbe più o meno bilanciata da una ‘importazione’ di cervelli dall’estero.

Risulta a qualcuno che ciò accada?
Purtroppo da noi spesso c’è il brutto vezzo di utilizzare ‘la parte per il tutto’ scegliendo però sempre la ‘parte’ che più ci fa comodo analizzare / ‘prendere di mira’, questo non è corretto e non giova alla comprensione dei fenomeni.
Purtroppo la stragrande maggioranza non è ‘smart’, non lo è affatto, per continuare ad usare un’ anglicizzazione potremmo dire che sono ‘stort’ invece di ‘smart’. La riflessione del punto (1) dovrebbe esserne la conferma quantitativa.
Il bello è che il rimbrotto sul costo dei ‘cervelli in fuga’ (magari con gli aerei Alitalia…) ci viene dall’organizzazione delle Imprese italiane.
Volendo essere ‘birichini’ potremmo dire che essendosi fatti sfuggire le migliori risorse, come possono fare ragionamenti in grado di analizzare e comprendere correttamente lo scenario completo?
Sappiamo bene che la motivazione vera, così come l’intera capacità del sistema di vedere l’altra parte della medaglia, non dipende tanto dalle competenze dei tecnici, quanto dagli ordini che le diverse scuderie impartiscono. Indicazioni dettate da obiettivi interni, prima che di voglia di comprendere e far comprendere.
Chi produce i ‘contenuti’ e le ‘scatole’ delle notizie, le modella, ‘taglia e cuce’ ad uso e consumo di chi detiene il potere, così come emerge nella problematica analizzata, attribuendo colpe e riconoscimenti alle parti che, in quel momento, si è deciso di premiare o colpire.
…Ed intanto restiamo leaders in Europa per la disoccupazione giovanile !!
Altri spunti dello stesso autore:
——————- Visite su Linkedin al 10.10.2017 ————————————————————————————

[1] …che ribadiamo ha le suo grosse pecche.

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