Santa Esperienza…
Traggo lo spunto da uno degli scambi nati da un post pubblicato il 19 aprile 2021 su Lkd da Marianna Di Iorio (Neolaureata Magistrale in Economia Aziendale), per cercare di dare un piccolo contributo alla disperazione di tanti giovani al termine del percorso di studi.
Tra le prime considerazione dell’autrice emerge questa:
<< a quasi un anno dalla mia laurea, non ho ancora trovato lavoro e non ho ancora iniziato a fare “esperienza” >>.
Questa considerazione rappresenta la situazione di un giovane che durante il periodo di studi non ha fatto esperienza (per cause certamente non influenzate da terzi) e che ‘dopo un anno’ (dal termine degli studi) continua a non poterne fare, questa volta a causa del fatto che “nessuno” gliela consente di fare.
Semplificando, potremmo dire che durante gli studi si è scelto di non fare esperienza.
A cui fa eco una prima considerazione di Andrea Cane, che assieme ad una riflessione sul sistema aziendale ed universitario italiano, ci offre questa informazione :
“in effetti all’estero spesso gli studenti lavorano fino a 10-15 ore la settimana. [2, 3 ore / g – n.d.r.]
Quindi Sonia Barbieri , pur indicando delle motivazioni nel processo di studio e nel sistema economico italiano, evidenzia che:
“ … purtroppo ai giovani non viene spiegato quanto sia importante [l’esperienza n.d.r.]“
Proviamo a sviluppare un ragionamento partendo da queste tre riflessioni attorno al ‘mito‘:
Esperienza .
Uno degli ostacoli da superare è quello della connessione che i Giovani fanno tra esperienza, competenza e lavoro, assegnando a queste parole significati e relazioni che non aiutano. Lo fanno proprio perché ‘non hanno esperienza’.
Ci ri-siamo?
L’Esperienza viene identificata con Lavoro e quindi ‘tempo dedicato a’ e ‘remunerazione percepita per’. Non si ha la capacità, la freddezza (?) di correlarla a Competenza.
Questo è un circolo ‘vizioso’ che tiene prigionieri schiere di Giovani in un dilemma insolubile:
Non ho lavorato – > Non ho fatto esperienza – > Non troverò Lavoro !
Inoltre, i Giovani, non avendo esperienza del mondo lavorativo, non lo conoscono. Tale situazione non consente loro di comprendere il senso ed il valore della Relazione. Del rapporto di stima e conoscenza che si instaura tra le persone che si apprezzano e collaborano (lavorano assieme).
La Relazione è un potentissimo motore sociale e tecnico: molte assunzioni e carriere sono mosse e pro-mosse dalla Relazione, quella vera che si realizza attraverso la Col-Laborazione, il confronto, lo ‘scontro’…, non si parla qui della relazione ‘stipulata’ sui social (attenzione, anche questa può trasformarsi in Relazione vera, ma…)
Ci ri-siamo?
Un’altra volta:
Non lavoro — >> non sviluppo Relazioni — >> Continuo a Restare Fuori!
A questo punto è opportuno affrontare ancora un ulteriore aspetto: la connessione tra Esperienza e Lavoro.
Nel parlare corrente le due cose si connettono strettamente. In realtà questa Esperienza di cui si parla può essere ottenuta in diversi altri modi, diversi dallo ‘stereotipo’ mentale di Lavoro che lo studente ha in mente.
Questa tanto richiesta Esperienza può essere sviluppata in tanti ambiti diversi, sia autonomamente che, soprattutto, in organizzazioni di tantissimi tipi, anche molto diversi da quelli per cui si ritiene di aver studiato o si ritiene di potersi realizzare.[1]
L’esperienza che si richiede, ad un giovane ex-studente è prima di tutto quella generata dalle Soft Skills. [vedi “Confronto Competenze”] Da questa discendono effetti e sviluppi delle competenze tecniche estremamente potenziati rispetto a quelli detenuti da uno studente ‘puro’ al termine dei suoi studi.
A questo punto resta ancora un problema:
Chi ci dà la certezza di aver acquisito
quell’esperienza di cui tanto si parla?
Potrebbe sembrare paradossale, ma questa certezza la si ha solo e soltanto quando si sarà capaci di riconoscersela. Riconoscere quella/e ‘competenze trasversali’[2] di cui parliamo. E’ infatti solo l’esperienza che permette di comprendere quali sono le competenze necessarie ed utilizzate per svolgere un compito, realizzare un’attività.
ma allora: Ci ri-siamo, ancora una volta!
Si, ci ri-siamo, nel loop che ‘incatena’ i giovani. Speriamo però che si sia riusciti a cominciare ad aprire alcuni spiragli da dove iniziano a passare spiragli di ‘luce’approcci diversi.
L’Esperienza aiuta a fare Esperienza è un processo autoalimentante che contiene in se la soluzione:
NON si deve Smettere di fare Esperienza !
Da quando l’uomo nasce nasciamo la sua attività principale è proprio quella di ‘Fare Esperienza’. poi con il miglioramento del tenore di vita si è radicato nella cultura sociale del nostro paese il fatto che i giovani, quando vanno a scuola debbono SOLO Studiare, poi, al termine degli studi, inizieranno a Lavorare (forse… ).
Quindi PRIMA lo studio POI il Lavoro.
Spero che i lettori che sono giunti fin qui, si rendano conto del non senso della cosa.
Quindi, se è chiaro quanto sia importante fare Esperienza [a questo proposito può essere di riflessione anche questo post di Federica Steffanini –HR specialist presso AS Retigas – Gruppo AIMAG ], allora iniziate subito !
Cominciando ad utilizzare qualcuna delle competenze necessarie, comincerete a capire dove e come è possibile acquisirle.
Se rileggete la considerazione di Andrea, capirete anche che il tempo di impegno necessario per acquisirle è relativamente modesto, pressoché simile a quello utilizzato per ‘studiare’ come scrivere un CV, come affrontare un colloquio, quale sito abbia gli annunci più fighi etc… e poi parlarne e riparlarne con gli amici che ne sanno meno di voi. Oppure continuare a studiare (master, specializzazioni o corsi per ‘apparire’ più, meglio, ….)
Certo, molti dei metodi che consentono di ottenere il risultato non prevedono un compenso economico / materiale, ma molto spesso sociale di valore estremamente più alto per chi lo eroga che non per chi lo riceve.
Parliamo, ad esempio, di volontariato, ma attenti, anche li si può ‘perdere tempo’ o ‘maturare esperienza’….
e… attenzione, non pensate che essere Volontari, basti ad acquisire Esperienza, perché l’ulteriore ‘parolina magica’ è Continuità
Ma scusate, se per studiare ce ne avete messo tanto di Impegno e Continuità e siete arrivati a: SAPERE, perché pensate che per: FARE (saper FARE), di Impegno e Continuità ne serva meno?
Se qualche dubbio vi comincia a sorgere, ditelo ai vostri amici più giovani che NON si deve PRIMA studiare e POI fare Esperienza ma…..
GLOCALitaly opera per cercare di farlo capire quanto prima a quanti più Giovani possibile.
[1] Questo è forse uno dei più grandi ostacoli posti davanti ai giovani nella ricerca del lavoro ed è il reciproco dell’esperienza ‘richiesta dai datori di lavoro: come fa uno studente che ha ‘solo’ studiato a sapere in quale ambito del mondo del lavoro potrà utilizzare al meglio le sue competenze tecniche?
E, per lo stesso motivo come può decidere dove gli farebbe piacere ‘realizzarsi’ se non conosce nulla?
[2] vedi ‘No-profit e mondo del lavoro‘ ed articoli successivi
[3] 36 hh di sapere