PCTO : “ chi è costui…”
Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento: #PCTO, già l’acronimo fa capire che neanche per chi dovrebbe riempirlo di contenuti, si delinea un compito facile !
Alcuni esempi di PCTO realizzati nelle scuole italiane confermano quanto detto in apertura.
- Una modalità molto diffusa (viene erogata su web), è quella in cui lo studente sceglie uno dei libri di un catalogo, quindi compila una recensione di un numero fisso di battute.
- Un’altra può prevedere un esperto che illustra la storia locale ( a seconda della sensibilità: quella sociale, urbanistica, politica ….)
- Altra ancora percorsi strutturati di avvicinamento al mondo del lavoro con precisi step che vengono utilizzati ‘per la parte che serve’, ma non ai ragazzi, bensì alle problematiche organizzative della scuola/insegnanti;
- Infine, inserimento in ambienti lavorativi per brevissimi periodi (non è detto consequenziali negli anni) e neanche con ‘paletti’ chiari controllati e rispettati.
e varie altre modalità che avremmo piacere di conoscere nei commenti.
Partendo dalla situazione attuale, vorrei fare qualche riflessione e suggerire una metodologia apparentemente banale, ma a mio avviso efficace.
L’obiettivo principale che il ministero assegna al PCTO è quello di aiutare i giovani della Secondaria ad avvicinarsi al ‘mondo del lavoro’ (non al Lavoro !). Questo è un elemento molto interessante da tenere sempre presente.
Quindi prima di arrivare a far sperimentare agli studenti COME si realizzano (costruiscono i prodottie ed erogano i servizi), avrebbe l’obiettivo di far comprendere il MODO con cui ci si ‘muove’ negli ambienti lavorativi. Per prima cosa far toccare con mano cosa sono e come si apprendono le ‘Competenze trasversali’ [1].
Per raggiungere questo obiettivo, non basta/serve saper redigere progetti che rispettino le ‘linee direttive ….’ ma è necessario essere consapevoli dell’obiettivo, da un lato e dall’altro della situazione di partenza della ‘materia prima disponibile’: gli studenti.
Se concordiamo sulla esplicitazione dell’Obiettivo, possiamo anche essere d’accordo che questo percorso si potrebbe svolgere in un qualsiasi ambiente di lavoro, o meglio in un qualsiasi ambiente ‘sociale’, anche nella Scuola!
Definiti specifici obiettivi, gli studenti dovrebbero essere accompagnati a sperimentare il MODO di raggiungerli, verificandone i risultati e correggendone gli errori ‘operativi’.
Chiaramente, all’inizio dell’azione, saranno necessari idonei professionisti per accompagnare i giovani in detti percorsi.
Nel tempo, l’ambizione della nostra associazione è quella di utilizzare gli stessi studenti che nell’aiutare se stessi a conoscere le metodologie e l’operatività aziendali, contemporaneamente aiuteranno altri studenti più piccoli che negli annisuccessivi sostituiranno i loro stessi ‘istruttori’.
In pratica dopo un ‘innesco’ dove i professionisti avranno un ruolo molto importante, nel tempo queste figure si ridurranno a seguito della ‘crescita’[2] degli studenti nello svolgimento del ruolo di mentor.
Qualche esempio di esperienze reali dovrebbe aiutarci .
In Australia già alle elementari, studenti e studentesse svolgono attività che NON sono un gioco o un passatempo, ma comportano ben precisi #Impegni e #Responsabilità: il ‘succo del lavoro’:
– ciascuno studente dell’ultimo anno è il Buddy di un neo-alunno, svolge il ruolo di guida, fratello maggior, mentore per aiutare il nuovo venuto ad entrare nel ‘sistema scuola’ che l’anziano conosce ormai molto bene;
– ci sono inoltre diversi ruoli formalmente riconosciuti, di responsabilità che prevedono: ‘campagne elettorali’; ricerche, partecipazione operativa, elaborazione di contenuti, assunzione di responsabilità nei confronti degli altri studenti, partecipazione ad atttività extracurriculari, resoconto ai loro compagni….Tutto ciò avviene nella scuola di 1° livello, sostanzialmente le nostre elementari (!)
E’ chiaro che al crescere di livello scolare il processo di crescita, maturazione e sviluppo anche nelle tematiche lavorative sarà esponenziale.
Ci sarà tantissima ‘manodopera’ che mentre aiuta i colleghi più piccoli Impara a FARLO (a lavorare), da soli, CON gli altri e PER gli altri. Fin dentro il lavoro, perché l’ultimo stadio, diciamo così, sarà dato da quelli che hanno trovato lavoro che accompagneranno coloro che stanno per accingersi a farlo, spiegando metodi, trabocchetti, stratagemmi, contenuti etc… Cose che conoscono non perché le hanno ascoltate, ma perché le hanno vissute!
Questo ritengo possa essere un valido METODO, certamente meno pericoloso e molto efficace, in quanto il ‘flusso esperienziale’ passerebbe da studente anziano a studente giovane, utilizzando linguaggi, stati d’animo, comportamenti estremamente simili/omogenei e quindi che favoriscono moltissimo la comunicazione ed il conseguente apprendimento.
Chiaramente a valle di tale ‘percorso’, nel cammino che porterà i giovani alla loro prima attività lavorativa, ci sarà quello a carico delle imprese o delle Imprese e dello Stato, ma lì saremo già in una fase avanzata di scelta (legata non solo alle proprie passioni, ma anche alle esperienze fatte nei percorsi descritti, alle relative scoperte ed alle opportunità conosciute)
Qui da noi esistono diversi interessanti sperimentatori, risultati, esperienze che colgono una o più delle metodologie e dei relativi risultati legati al processo descritto (tra i tanti segnaliamo: ELIS, Road Iob, Start-Net, Tortuga, Young & Co. , Talent Venture , Associazione GLOCALitaly,… ) ciascuno di questi soggetti ha una propria specificità, opera in ambiti definiti e persegue finalità circoscritte, cogliendo diversi ed interessanti aspetti delle problematiche del sistema formativo italiano, dando stimolanti risposte specifiche.
Traendo ispirazione dalle attività e metodologie di queste organizzazioni ed innestandole nella proposta metodologia generale si potrebbero sviluppare interessantissime risposte ai tre livelli di problematicità della scuola:
!^ fascia – > Dispersione
2^ fascia -> Disoccupazione / Orientamento
3^ Fascia – > Laureati che espatriano
A cui andrebbero aggiunte Azioni collaterali, sviluppate sempre secondo la logica metodologica illustrata, verso Aziende e PA locale (degli specifici territori in cui operano), finalizzate alla costruzione di ‘Infrastrutture Culturali’ idonee alla crescita socio-economico-culturale dei territori.
L’insieme complessivo dele azioni illustrate potrebbe continuare a chiamasi PCTO, semplicemente cambiando i termini che compongono l’acronimo : Percorso Circolare di Trasferimento e Operativo
[1] Queste competenze rappresentano un po’ le fondamenta degli ambienti di lavoro. Sono l’elemento cui sempre di più le aziende valutano i nuovi dipendenti.
[2] Numerica ed intellettuale